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Immagine del redattoreDt. Codazzi Barbara

Linfodrenaggio e il trattamento del linfedema

Il linfodrenaggio manuale è un trattamento che aiuta il drenaggio della linfa dagli arti verso le centrali linfonodali, presenti soprattutto a livello inguinale ed ascellare.

Questa tecnica lavora su strutture sottocutanee superficiali (i cosiddetti vasi linfatici) e quindi la pressione apportata con le mani sul corpo della persona assistita deve essere molto delicata. In caso contrario, infatti, una pressione eccessiva oppure uno sfregamento della pelle porterebbero ad un arrossamento di quest’ultima a causa di una vasodilatazione, ma ciò è controindicato perché più sangue significa più edema e quindi al posto di aiutare il drenaggio si andrebbe ad aumentare il lavoro a carico del sistema linfatico, già in affanno. Questo trattamento inoltre non deve MAI causare dolore, il pz deve sempre ricevere sensazioni benefiche.

Sarebbe un errore quindi definire il linfodrenaggio manuale come un massaggio, in quanto sono due trattamenti che lavorano su strutture diverse e con compiti opposti.




Cos'è il linfedema?

Il linfedema è una patologia cronica caratterizzata da un edema da stasi linfatica con un’elevata concentrazione proteica contenuta nell’interstizio, il gonfiore non sarà quindi morbido, ma rimarrà rigido alla palpazione.

Il linfedema primario è una patologia rara, mentre quello secondario risulta sempre più presente nella popolazione a causa dell’incremento dei problemi tumorali. Gli interventi di mastectomia, con conseguente svuotamento delle stazioni linfonodali ascellari, e lo svuotamento delle stazioni linfonodali inguinali sono le due principali cause per lo sviluppo di un linfedema secondario. Il linfedema più comune si sviluppa a livello degli arti superiori ed inferiori, ma può comparire anche a livello del torace, del seno, dei genitali, del collo e del viso.

Un approccio globale ed immediato a questa patologia fa si che non si sviluppino problemi gravi, come situazioni di blocco totale del sistema linfatico con conseguente formazione di edemi fibrosi ed arti definiti ad elefante (che risultano grandi anche 5-6 in più rispetto al contro laterale).

Come funziona il trattamento?

Il trattamento con linfodrenaggio è diviso in quattro parti fondamentali:

1. preparazione delle stazioni linfonodali

2. manovre di richiamo

3. manovre di riassorbimento

4. manovre di richiamo nuovamente.

Si parte sempre con delle dolci pressioni circolari impresse dai polpastrelli in senso centripeto verso i tronchi linfatici efferenti e verso le stazioni linfonodali più a monte. Questo ha lo scopo di svuotare i linfonodi dal loro contenuto linfatico, in modo che siano preparati ad accogliere la linfa che verrà rimossa in seguito con le manovre manuali.

Le manovre di richiamo servono ad attivare i vasi linfatici e facilitare il deflusso della linfa, partono dalla parte più prossimale dell’arto e arrivano a quella più distale.

Le manovre di riassorbimento sono quelle più importanti perché realmente drenanti. Si eseguono in direzione disto prossimale e sono praticate direttamente sull’edema, con lo scopo di veicolare la linfa verso il lume dei vasi linfatici.

Il tutto termina con ulteriori manovre di richiamo per stimolare i linfonodi a ricevere la linfa mobilizzata con il trattamento.


Applicazioni fondamentali del linfodrenaggio

Il linfodrenaggio manuale trova indicazione per: favorire il riassorbimento del gonfiore dopo un intervento di mastectomia o dopo lo svuotamento delle stazioni linfonodali, drenare i tessuti edematosi dopo un trauma, aiutare il riassorbimento degli edemi alle caviglie dopo distorsioni, favorire la cicatrizzazione di ulcere e piaghe nei pazienti diabetici e regolare il sistema neurovegetativo.

Insieme al bendaggio elasto-compressivo e all’esercizio terapeutico è il principale trattamento per la cura del linfedema, sia primario che secondario.

Oltre al linfodrenaggio, cosa è possibile fare nei pazienti che sviluppano un linfedema?

I pazienti che sviluppano un linfedema possono andare incontro a problematiche secondarie e a situazioni disabilitanti anche gravi. E' importante fare in modo che il ristagno di liquidi possa essere dreanto e sopratutto non esiti in un quadro infiammatorio che può avere conseguenze anche gravi e irreversibili. Quattro sono i principi cardine del trattamento:

1. La cura della cute: la pelle è sempre una porta di ingresso per germi e batteri e le aree linfedematose sono più a rischio di infezione. È importante per evitare linfangiti detergere bene la cute e tenerla sempre ben asciutta e pulita, proteggersi dal sole, non sottovalutare le punture di insetto e soprattutto curare l’igiene delle estremità e delle unghie.

2. Il linfodrenaggio manuale: aiuta il drenaggio e il riassorbimento della linfa dalle estremità al centro. Deve essere fatto da un fisioterapista specializzato.

3. Il bendaggio elasto-compressivo: è fondamentale per mantenere attivo l’effetto benefico ricevuto dal linfodrenaggio anche a fine trattamento, infatti contribuisce significativamente al riassorbimento e all’evacuazione della componente edematosa idro-proteica tissutale. È su misura per ogni paziente ed eseguito con più strati di bende. Da la possibilità di avere una compressione attiva anche quando il paziente è a riposo. Non risulta un gesso rigido, ma il paziente rimane in grado di svolgere le sue attività di vita quotidiana.

4. L’esercizio terapeutico: dopo l’applicazione del bendaggio è fondamenta fare esercizio perchè la contrazione dei muscoli scheletrici aumenta la pressione nell’interstizio. Questo aumento di pressione porta alla “spremitura” (compressione graduale) dei vasi linfatici che in questo modo creano un flusso verso la stazione linfonodale più a monte.

Nella fase iniziale del trattamento, chiamata fase di attacco, il terapista deve poter vedere il paziente anche tutti i giorni se necessario, in modo da riconfezionare il bendaggio giornalmente ed avere una migliore compressione con conseguente diminuzione dell’edema.

Una volta finita questa fase per ottimizzare e mantenere i benefici ottenuti è necessario prescrivere un tutore elastico (come un bracciale o una calza), che il paziente dovrà indossare tutti i giorni.

Bisogna ricordarsi, infatti, che il linfedema è una patologia cronica che non si esaurisce con la fine dei trattamenti. Al contrario il paziente deve dedicare continua attenzione al proprio arto edematoso e mantenere delle accortezze come: NON eseguire sforzi eccessivi (ad esempio non dovrà sollevare una cassa d’acqua), ricordarsi di METTERE il tutore elastico tutti i giorni e di avere PARTICOLARE ATTENZIONE della propria cute.

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